Percorso narrativo Il parco di scultura come labirinto: “meraviglie” “fatte per inganno o pur per arte”

Presentazione
"Tu ch’entri qua pon mente / parte a parte / e dimmi poi se tante / meraviglie sian fatte per inganno / o pur per arte".
Sacro Bosco Bomarzo
I parchi d’arte contemporanea rappresentano ecosistemi che trasmettono un’aura maggiore rispetto a quella del museo tradizionale, composto da stanze espositive più o meno definite da asettici muri bianchi o da spazi d’ambiance arredati. Quel senso di straniamento dal quotidiano che distingue il Museo e che induce il messaggio estetico si accresce qui dell’intensità affatto neutra e vivente del suo contenitore. È infatti questo uno spazio vivo e attivo, sottoposto all’alternarsi delle stagioni e all’evoluzione del tempo, alle interferenze dei fattori atmosferici e climatici sempre più incerti e talvolta aggressivi. Le opere d’arte nel contenitore natura spesso si manifestano in processi di site-specific. La Toscana ospita numerose esperienze di relazione arte e natura, che spesso si sottrae al controllo dell’artista proprio perché le opere prevedono la collaborazione della natura. D’altra parte gli autori propongono segni interpretativi, artifici, inganni, lusinghe immersive, percorsi e interventi polisensoriali per il fruitore. Quindi i parchi nella loro integrità sono luoghi dell’inganno per gli occhi e per la mente, labirinti in cui perdersi, dove gli interventi artistici possono prendere inediti significati in una sorta di equilibrio fra ‘natural artificio’ e artificiosità della natura, che significa fra arte e natura come nei giardini storici, fra lo spazio meraviglioso e il suo farsi meravigliante attraverso l’intervento dell’artista (U.Eco, Storia delle terre e dei luoghi leggendari, 2014). Niente è come appare in questi speciali microcosmi labirintici, o almeno la creatività artistica mette in scena nella natura artifici che richiedono l’esperienza del visitatore al quale sono spesso offerte libere scelte di movimento come appunto in un labirinto ambientale che genera uno status di polisensorialità dove perdersi per giungere a nuove scoperte: ogni parco può essere interpretato come un intricato e metaforico percorso da affrontare e, allo stesso tempo, ospita opere che spesso enfatizzano l’inganno e generano in chi le attraversa impressioni labirintiche.
Il labirinto è un archetipo, antico schema geometrico basato su segni osservabili in natura. La civiltà minoica costruisce i suoi palazzi come un dedalo di spazi, alimentando così il mito del feroce Minotauro imprigionato nel labirinto. Così come accade a Teseo, idealmente si esce rinnovati attraverso il percorso artistico-ambientale complesso dal valore iniziatico dei parchi d’arte contemporanea. Se nel medioevo il labirinto è una tortuosa via per arrivare alla salvezza divina, dal Rinascimento e poi ancora nel Seicento prende forma di giardini misteriosi e ricchi di piante e fontane, di grotte e ampie vedute artificiali, a scopo ludico-ricreativo, e che costituiscono oggi un ampio repertorio di ispirazione.
Il modello del labirinto continua a caratterizzare dunque i percorsi d’arte en plein air e in particolare i parchi, con implicazioni e metafore contemporanee ma anche in quanto rigenerazione della tradizione attraverso rivisitazioni e attualizzazioni di forme e processi non lineari, rinnovando la visione della realtà fisica ed emotiva.
Ciò accade anche negli Art spaces della Collezione Gori a Celle, vicino Pistoia, luogo fondante della pratica dell'arte ambientale in spazi naturali dove nel parco romantico della Fattoria di Celle l'opera labirintica di Robert Morris può essere considerata una metafora visiva esemplare di questo percorso.
A cura di Anna Mazzanti con Claudia Gennari e Duccio Nobili
In copertina: Alan Sonfist, Cerchi del tempo, 1987. Collezione Gori, Fattoria di Celle, Santomato (Pistoia). Courtesy Collezione Gori e Alan Sonfist