Il Progetto via Francigena in Toscana

Questo itinerario storico, archeologico e artistico è pensato come qualcosa di davvero nuovo e profondamente diverso rispetto ai tanti itinerari turistici fioriti intorno alla Via Francigena. Come tutte le vie di comunicazione medievali, la Via Francigena non era nemmeno propriamente una strada, ma un “fascio di strade”, ovvero un insieme di percorsi alternativi, solo parzialmente noti nel dettaglio, che collegavano il Nord Europa con Roma, il centro della Cristianità occidentale. Negli anni, questo ha portato a ricondurre sotto l’ombrello “Via Francigena” una serie infinita di siti più o meno collegati a questi diversi (e in larga misura ipotetici) tracciati. La scelta compiuta dai curatori di questo progetto è completamente differente. Si è scelto infatti di avvicinare il visitatore al tema affascinante del pellegrinaggio e, più in generale, del viaggio nel Medioevo. 

Viaggiare, in contesti complessi, politicamente frammentati e anche piuttosto insicuri come quelli medievali, non era certo affare da poco. Strade e tracciati percorribili presuppongono qualcuno che si occupi della loro manutenzione, aspetto tutt’altro che banale nei secoli in cui non esisteva un potere centrale statale. Ma soprattutto, chi intraprendeva viaggi che duravano mesi o anni aveva bisogno di strutture ricettive e di assistenza che lo accogliessero, rifocillassero, proteggessero. Il visitatore del portale ha l’opportunità di conoscere la storia di grandi abbazie e ospedali (l’Abbazia di S. Salvatore sul Monte Amiata, il monastero di Abbadia a Isola, l’Ospedale di S. Maria della Scala a Siena, e tanti altri) che fin dalla loro origine avevano tra le proprie missioni la manutenzione e la sorveglianza di tratti di strada considerati strategici, e l’accoglienza e la cura di pellegrini e viaggiatori, funzione che li portò nei secoli ad acquisire una notevole importanza politica, economica e sociale. Alcuni di questi siti sono poco conosciuti dal grande pubblico, ed esclusi dagli itinerari del turismo di massa. Il visitatore ha la possibilità di conoscere le vicende storiche che li hanno coinvolti, e di acquisire informazioni approfondite sul loro patrimonio artistico, architettonico, archeologico. Può inoltre, grazie alle schede redatte da storici, storici dell’arte e archeologi, fare la conoscenza di personaggi poco noti – membri di stirpi aristocratiche legate ai monasteri, abati, imperatori, fondatori mitici… - e avvicinarsi a temi di solito riservati agli specialisti, come le forme del potere politico, la gestione dei patrimoni fondiari, le diverse espressioni della religiosità.

Ma i percorsi del portale consentono anche – e questa è la seconda prospettiva che i curatori hanno scelto di adottare – di guardare al viaggio con gli occhi del pellegrino medievale. Chiese e santuari scandivano le tappe del suo percorso. Reliquie, oggetti devozionali, rappresentazioni pittoriche costituivano l’incarnazione materiale del sacro, che era il fondamento stesso dell’esperienza del pellegrinaggio. Le insegne di pellegrinaggio (signa peregrinorum) – placchette in piombo o stagno con l’immagine del santo venerato che venivano cucite sulle vesti, il mantello, il copricapo o la borsa – rappresentavano un segno di riconoscimento dello status di pellegrino, garantivano la protezione celeste, e in seguito conservavano la memoria della straordinaria esperienza vissuta. Un sito eccezionale come l’Ospedale di S. Maria della Scala permette infine, con le sue strutture perfettamente conservate e anche grazie ai reperti restituiti dagli scavi archeologici, di immergersi alla vita quotidiana di pellegrini, malati ed altri assistiti. Insomma, il visitatore può, attraverso il contatto ravvicinato con gli oggetti del pellegrinaggio, vivere in prima persona l’esperienza indimenticabile del viaggio devozionale.